Quando verrà il momento
Nella follia
Catturerò il firmamento e lambirò le nubi
Prenderò in prestito la bufera
Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti
Lacrime zampillanti
E me ne andrò.
Non inseguirò l’equilibrio
Non soffocherò le grida
Danzerò sull’acqua
Dirigendomi verso l’altra sponda
Libera
O schiava
Non importa!
Guaderò il fiume.
Quando verrà il momento
farfalla notturna
Deporrò la dolcezza che ormai mi ha annoiata
Deporrò l’abito imbizzarrito invano
E darò fuoco al passato
Per ritornare liscia come la terra vista da lontano
E girare da sola
Intorno alla luna.
Riderò e le mie risate non saranno tristi
Non volerò, camminerò
Accarezzerò la strada
Converserò tutta la notte con il selciato
Farò sgorgare la poesia dalle pietruzze
Il cielo piangerà e non mi preoccuperò
Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall’amore.
Il commiato diventerà una cintura
Che cinge la mia rivoluzione
Stringerò tra le braccia la distanza, gli uccelli notturni, i tremanti vasi di fiori
Tutto quel che bevo lo riverserò sui miei difetti
Accoglierò nel mio sangue
una rosa che non ha ancora trovato il terreno in cui sbocciare.
Quando verrà il momento
alba senza rugiada
mi mostrerò con il viso rabbuiato
e seppellirò i miei visi sereni
abitata dalla tenacia sarò
intrisa come il pane del tempo
noncurante delle briciole
diffonderò l’ombra luminosa sul mio essere
che farò gocciolare come il dolce miele
punto dopo punto
bacio dopo bacio
affinché si spenga sulla superficie del fiume
quella donna che ho serbato in me.
***
mi portò sul pendio di ogni montagna
Per lo spettro del silenzio e il rumore delle domande mi rese docile
Mi consacrò a Eva dello stupore e della trasformazione
E mi impastò con il buio e la luce
Un tempio ai diavoli del paradiso
Entrai nell’oblio poi divenni consapevole
Straniera ebbi origine e nessuno si preoccupò dei miei pensieri
preferii disegnare la mela della vita su una pagina bianca
Poi ritagliarla e uscirne
Una parte di me vestita di rosso, un’altra parte di me in bianco
Non ero solo dentro e fuori del tempo
Perché ho avuto origine nei meandri celati
Prima di nascere pensavo
Di essere una massa abbondante
Di avere dormito a lungo
Di avere vissuto a lungo
E quando sono diventata un frutto
Ho appreso quel che mi attendeva
Ho detto ai maghi di prendersi cura di me
Allora mi hanno presa
La mia risata
Era
Bella
La mia nudità
Azzurra
E il mio peccato
timido
Volavo sulle piume di un uccello e di notte diventavo un guanciale
Hanno gettato il mio corpo nei talismani
cosparso il mio cuore con il nettare della follia
Mi hanno recato un frutto e dei racconti
affinché io vivessi senza radici
E da quel momento vago da un luogo all’altro
Indosso una nuvola ogni notte e parto
Solo io mi dico addio solo io mi do il benvenuto
Volo per sentirmi libera non perché ho paura
Torno dal desiderio non dal fallimento
Tutto quel che voglio è vagare da un luogo all’altro per ardere dal desiderio
Quando l’ignoto mi conduce a sé
la mia costanza è il mare e nella mia unione v’è la tempesta
nell’amore non getto l’ancora nel porto
il mio corpo è il viaggio e la mia morte è fermarmi in un luogo
di notte lascio gran parte di me stessa
per abbandonarmi a un forte abbraccio quando ritorno
i miei fratelli gemelli sono la distanza e le isole
l’onda e la sabbia della spiaggia
il rifiuto e il desiderio voluttuoso della luna
l’amore e la morte dell’amore
durante le ore del giorno
esisto
la mia risata per gli altri il mio viaggiare per me
la sera tutto si trasferisce verso il luogo in cui abita il mio corpo
e ogni mattina il tutto mi risveglia dalla mia assenza
chi comprende il mio ritmo mi conosce
mi segue pero non mi raggiunge mai.
Poeta libanese (nata nel 1970) . Lavora come giornalista letteraria e traduttrice nel quotidiano libanese An-Nahar. Parla sette lingue. Ha gi à pubblicato tre raccolte di poesia : Il tempo del sogno (1995) , Invito a una cena segreta (1998), Abisso (2000). Sta per pubblicare una quarta raccolta e un libro di racconti.
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