LA ROSA BIANCA
   Coglierò per te
 Coglierò per te 
l'ultima rosa del giardino, 
la rosa bianca che fiorisce 
nelle prime nebbie. 
Le avide api l'hanno visitata 
sino a ieri, 
ma è ancora così dolce 
che fa tremare. 
E' un ritratto di te a trent'anni, 
un po' smemorata, come tu sarai allora. 
  PAESE D'INVERNO 
  Che il sole dopo la neve 
appaia, e le nuvole si tingano di rosso 
come schiave: la neve sui tetti 
un rossore colorirà, guancia di principessa. 
S'alzi un leggero vento 
e spenga l'acqua, che s'era addormentata, 
con assonnata voce di pastore; 
escano fanciulle con scialli, 
lampeggiando gli occhi neri, 
e improvvisamente corrano punte dall'aria 
simili a uccelli che s'alzino a volo. 
E gli zingari rubino ragazzi.
  PORTAMI CON TE 
  Portami con te nel mattino vivace 
le reni rotte l'occhio sveglio appoggiato 
al tuo fianco di donna che cammina 
come fa l'amore, 
sono gli ultimi giorni dell'inverno 
a bagnarci le mani e i camini 
fumano più del necessario in una 
stagione così tiepida, 
ma lascia che vadano in malora 
economia e sobrietà, 
si consumino le scorte 
della città e della nazione 
se il cielo offuscandosi, e poi 
schiarendo per un sole più forte, 
ci saremo trovati 
là dove vita e morte hanno una sosta, 
sfavilla il mezzogiorno, lamiera 
che è azzurra ormai 
senza residui e sopra 
calmi uccelli camminano non volano. 
  
RITRATTO DI UN UOMO MALATO
  Questo che vedete qui dipinto in sanguigna e nero 
e che occupa intero il quadro spazioso 
sono io all'età di quarantanove anni, ravvolto 
in un'ampia vestaglia che mozza a metà le mani 
come fossero fiori, non lascia vedere se il corpo 
sia coricato o seduto: così è degli infermi 
posti davanti a finestre che incorniciano il giorno, 
un altro giorno concesso agli occhi stancatisi presto. 
Ma se chiedo al pittore, mio figlio quattordicenne, 
chi ha voluto ritrarre, egli subito dice 
"uno di quei poeti cinesi che mi hai fatto 
leggere, mentre guarda fuori, una delle sue ultime ore." 
E' sincero, ora ricordo d'avergli donato quel libro 
che rallegra il cuore di riviere celesti 
e brune foglie autunnali; in esso saggi, o finti saggi, poeti 
graziosamente lasciano la vita alzando il bicchiere. 
Sono io appartenente a un secolo che crede 
di non mentire, a ravvisarmi in quell'uomo malato 
mentendo a me stesso: e ne scrivo 
per esorcizzare un male in cui credo e non credo. 
  LASCIAMI SANGUINARE 
  Lasciami sanguinare sulla strada 
sulla polvere sull'antipolvere sull'erba, 
il cuore palpitando nel suo ritmo feriale 
maschere verdi sulle case i rami 
di castagno, i freschi rami, due uccelli 
il maschio e la femmina volati via, 
la pupilla duole se tenta 
di seguirne la fuga l'amore 
per le solitudini aria acqua del Bràtica, 
non soccorrermi quando nel muovere 
il braccio riapro la ferita il liquido 
liquoroso m'inorridisce la vista, 
attendi paziente oltre la curva via 
l'alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi 
soltanto allora d'avermi udito chiamare, 
entra nella mia visuale da un giorno 
quieto di settembre, la tavola apparecchiata 
i figli stanchi d'attendere, i figli 
giovani col colore della gioventù 
esaltato da una luce che quei rami inverdiscono. 
Nato a San Lazzaro di Parma nel 1911, e un poeta con un'attenzione tenera alle cose della vita, che però non escludeva l'interpretazione del reale, sempre colma 
di affetto e di struggimento. la poesia  di Bertolucci disegna  quell'intima 
geografia delle emozioni che, senza lirismo o intimismo, regala al lettore l'essenza delle 
cose attraverso uno sguardo sul mondo straordinariamente sensibile e avvincente.
Fra le sue opere:
Fuochi in novembre, 1934,
Lettera da casa, 1951,
In un tempo incerto, 1955,
Viaggio d'inverno, 1971