Sara Ventroni

Psalmo pseudo1 (Genesi)

Ossa a serrare le strade
di lato
che non si vada fuori
tracciato
ad altre destinazioni
contrazioni di paesaggi immortali:
noi non siamo naturali

ma divaricazioni. frazioni di secondo
dove spinge il piede. schianta:

è chiuso il calore
il respiro
da alte murature
tutto è chiuso
e non ha sbocco

(se si tratta di un cerchio vietare
l’areazione):

a te arterie dove scorre
liquido un pigmento
(prima di polvere)
chimico rosso
(poi disciolto)

E noi subito a chiamarlo sangue
E noi subito a chiamarlo corpo

Psalmo. calmo

E’ tutto a posto. riposa
su un fianco il manto

stradale.

Divelto l’asfalto è stato detto: sotto
non c’è fango
ma ancora asfalto e forme di insetti
racchiuse nel cemento.

Gli scheletri le ali gli arti
che tu ricalchi
e schiacci in forme
ritornano alla luce
sbriciolati
ai segnali involti
di abbattuti cartelli
bianchi rossi

stradali

Nel Gasometro

Operai arrampicati sui pali elettrici di mattina
che fanno, dove riparano il guasto
e se anche si parte per un lavoro di manutenzione
mi trovo d’accordo con questi della stazione
con le tute fluorescenti.
Altri rimuovono tettoie di amianto, le antenne
abbinate come ai rami vecchi di altri tempi morti:
i rami stanno attenti, il cielo non si muove.

Toccava mettersi i guanti e una maschera sottile
di carta
davanti alla bocca, scarponi di fibra
casomai colasse altra scoria. La rimozione del ferro:
acqua mista a ruggine acqua mista a terra
che diventa fango. Altri spostano basamenti
di cemento
spargendo ghiaia, usando dell’aria
compressa, un fiato diretto che stacca.
I vermi stanno sotto il masso è cresciuto il muschio
nella centralina.

Altri ancora si attengono alle istruzioni, all’igiene.
Non toccano a caso ma eseguono, nemmeno parlano.

Certo che quando un perno cede bisogna cambiare l’osso
e l’osso in circolo per il sangue è inquinamento.
Intorno a un altro asse un altro osso un altro corpo
tocca colare stendere da un latta di tinta
una lingua nuova a terra come un terreno rosso.

Nel Gasometro

Gli arti hanno movimenti lenti: moto di meccanica, il cranio
è un contenitore anomalo: non ha colore primario, disperde
il suo sale nell’ambiente, il suo seme:

Senza peso raschiano la ruggine:
i corpi riportano l’osso
al colore rosso. L’oro non ossida, il bianco non esiste,
l’umano è innaturale:
rarefatto adatto al ferro (l’oro è ancora troppo
raro):
e l’acqua e l’aria fanno un lavoro
sporco:
sottoposto al tempo il Gasometro
non ha senso non ha verso non è spazio.
Non tiene la materia,
la espelle verso l’alto.
Il corpo rarefatto liscio in ferro non ha moto
non ha verbo.
Uno scopo è uno scopo ed è vuoto.

La testa si sposta verso l’alto. La storia va e non va, non c’è
storia nel Gasometro.

Ma torna spesso il cranio
all’età del ferro.

Sara Ventroni è nata nel 1974, vive a Roma. Nel 1994 è nell’antologia Primi Versi a cura di R.Reim. Nel 1998 ha vinto la prima edizione del Concorso Nazionale di Scrittura Femminile (Comune di Faenza, Resto del Carlino). Lavori: Clarissa (Nuovi Materiali, 1998); Acquatica (Il Ponte Vecchio, 1999). E’ in uscita il poemetto “Nel Gasometro”.